‘ndrangheta, morti ammazzati e la signora contro gli eventi antimafia

di Lia Staropoli e Rosaria Altilia *

Ogni anno nell’anniversario della morte del Giudice Antonino Scopelliti, assassinato da cosa nostra e ‘ndrangheta a Campo Calabro il 9 Agosto del 1991, il movimento antimafia “Ammazzateci Tutti” insieme alla Fondazione “Antonino Scopelliti” ricordano la vita e la morte di un magistrato ucciso solo perché incorruttibile e giusto, ma soprattutto per troppo tempo dimenticato dai calabresi e dagli italiani. Lunga la lista degli ospiti nazionali ed internazionali che si sono susseguiti nel corso degli anni e che dal palco di “Legalitalia d’ Estate” in Piazza Duomo hanno catturato l’attenzione di cittadini e mass media. Magistrati, appartenenti alle forze dell’ordine,vittime di mafia e giornalisti che non si sono mai arresi a minacce attentati e lutti, ma che hanno trovato la forza di continuare a contrastare ‘ndrangheta, camorra e cosa nostra.
Testimonianze e lezioni preziosissime per una regione ad altissima densità mafiosa. Tantissime le persone che ringraziano gli organizzatori ogni giorno, per aver spezzato il silenzio originato dall’omertà e dalla paura che ha consentito alla ‘ndrangheta di crescere e di ampliarsi indisturbata.
Tra questi il Presidente della Repubblica, che riconosce la fondamentale importanza degli eventi organizzati da “Ammazzateci Tutti” e dalla Fondazione “Antonino Scopelliti” conferendo l’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica, il Presidente del Consiglio, il Presidente della Camera dei Deputati e del Senato, ma anche le istituzioni locali e tanta, tantissima gente comune e onesta che commossa viene da ogni parte della Calabria e dell’ Italia per ringraziarci e per sostenere Rosanna Scopelliti, figlia del magistrato assassinato che dopo 19 anni non ha ancora ricevuto giustizia.
Un delitto rimasto impunito, un magistrato per troppo tempo dimenticato, che ha perso la vita per servire con onestà e rettitudine la giustizia. Perché talvolta quando c’è di mezzo la mafia, fare il proprio dovere può divenire anche una condanna a morte, se si rimane da soli.
Tuttavia nel corso dell’iniziativa antimafia, diveniamo nostro malgrado testimoni di una condotta agghiacciante, ad alcuni di noi organizzatori capita di ascoltare i commenti di due signore che passano, una chiede all’altra cosa si stesse organizzando in Piazza Duomo, e l’altra risponde seccata ad alta voce: “Le solite cazzate antimafia che organizzano ogni anno, ma perché non vanno a lavorare anziché dare fastidio alla gente che lavora”.
Queste affermazioni si interpretano da sole, ciò nonostante vogliamo cercare di capire che genere di fastidio possono creare degli eventi in memoria di un magistrato di Reggio Calabria proprio nella città in cui è stato ucciso dalla ‘ndrangheta.
E soprattutto a chi. Iniziamo precisando alla signora infastidita dai nostri costanti eventi antimafia, che per organizzare le stesse iniziative molti di noi sottraggono parecchio tempo al proprio lavoro e al proprio studio , inoltre chiediamo alla “gentile signora” di spiegarci in che modo le iniziative antimafia intralcerebbero “la gente che lavora”, anche perché noi siamo fermamente convinti che esortare i lavoratori onesti vittime di estorsioni a denunciare, prestare loro assistenza legale e psicologica completamente gratuita possa essere di aiuto, in una area geografica in cui un’altissima percentuale di imprenditori ed esercenti è costretta a pagare “la protezione”, “il pizzo” oppure “un contributo per l’assistenza ai carcerati” per mafia, senza contare tutte quelle famiglie di persone che lavorano onestamente strette nella morsa dell’usura, senza respiro e senza via d’uscita se non con una denuncia e con un supporto.
Vorremmo inoltre sapere dalla signora se le strade insanguinate dai morti ammazzati nella sua città dalla ‘ndrangheta le abbiano mai originato una qualche forma di fastidio, e se è mai stata in qualche modo disturbata dalle notizie di tante madri che hanno perso figli e di figli che hanno perso padri onesti e giusti a causa della mafia e di una mentalità deviata che ancora oggi l’alimenta e la supporta.
Ma soprattutto la signora deve spiegarci perché davanti alla parola antimafia aggiunge il termine “cazzate”.
Ci riesce difficile comprendere come mai la signora ritiene superfluo, superficiale ma soprattutto in un certo senso dannoso per “la gente che lavora”, ricordare il Giudice Antonino Scopelliti, che usando le parole della stessa figlia del magistrato durante la conferenza stampa, “è morto per servire lo Stato e tutti gli italiani”, e che quindi, purtroppo, ha dato la sua vita anche per persone come la signora.

* Lia Staropoli – Consiglio Direttivo Nazionale Movimento Antimafia “Ammazzateci Tutti”
* Rosaria Altilia – Coordinamento “Ammazzateci Tutti” Catanzaro

 

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